Guerra e dopoguerra in Friuli 1

Relazione di Francesco De Gregori “Bolla” sulla “questione slovena” al Comando militare Triveneto (1° ottobre 1944)

Corpo Volontari della libertà
Comando 1ª Brigata Osoppo
Zona operativa, 1º ottobre 1944
Oggetto: Questione slovena
Al Comando militare Triveneto
e, per conoscenza
Al Comitato di Liberazione nazionale
Al Comando 1ª Divisione Osoppo
Al Comando 2ª Divisione Osoppo
Loro zone
La questione slovena, entrata nella sua fase acuta all’incirca a metà dello scorso settembre, divisione di giorno in giorno più preoccupante e più minacciosa per gli interessi della nostra Patria.
Pertanto questo Comando crede sia ormai giunto il momento di prospettarla agli organi politici responsabili, nella stessa luce nella quale è apparsa a noi.
1º. Che cosa si intende per questione slovena
a) la volontà da parte di responsabili jugoslavi di impadronirsi con ogni mezzo (diplomazia, propaganda, forza) della Slavia italiana, terra appartenente al regno d’Italia sin dal 1866.
b) la volontà, da parte dei responsabili jugoslavi, di approfittare della fase finale della guerra per occupare, con la scusa di necessità militari, la maggior parte possibile del Veneto allo scopo di avere in mano un pegno tangibile atto a facilitare la realizzazione dell’aspirazione descritta al paragrafo a).
2°. L’evoluzione della questione slovena nell’ultimo periodo
Prima del settembre 1943, era diffuso nel seno delle formazioni partigiane italiane della zona il convincimento che gli sloveni:

  • dichiarassero ufficialmente di non porre sul tappeto nessuna questione territoriale;
  • lavorassero subdolamente, con una propaganda continua, ma sfuggente ad ogni controllo per difendere sentimenti Slavi tra la popolazione della Slavia italiana.

Tuttavia, di fronte alle dichiarazioni ufficiali tranquillizzanti e all’impossibilità di controllare una propaganda che difficilmente appariva alla luce del sole, le relazioni fra reparti partigiani italiani e reparti partigiani sloveni si erano mantenute ottime, dando luogo spesso, a una forma attiva e fattiva di collaborazione.
Dai primi giorni di settembre invece cominciarono a giungere al comando della 1ª Divisione Garibaldi Osoppo, i primi gridi d’allarme delle popolazioni interessate, che denunciavano atti sloveni che non appartenevano più al campo della propaganda, ma che erano vere e proprie manifestazioni sciovinistiche appoggiate dalla forza.
Infatti, nella zona di Natisone, di Resia, di Taipana e in altre zone circonvicine alle predette, i predetti iugoslavi avevano cominciato:

  • ad imporre la chiusura delle scuole italiane, sostituendole con scuole slovene.
  • Ad effettuare plebisciti, fatti sotto la minaccia potenziale delle formazioni armate presenti.
  • Ad ordinare la mobilitazione generale di tutti i giovani.

Di fronte a questi fatti documentati da varie testimonianze orali e scritte, il Comando di Divisione decise di chiedere un abboccamento con i responsabili jugoslavi della zona. Dopo diverse trattative, si pesentò al Comando, come inviato del IX Corpus, il Capitano Meteika.
Le trattative con questo ufficiale si svolsero in due successive giornate, alla presenza di tutti i membri del Comando della 1ª Divisione Garibaldi Osoppo (Comandante Sasso, Vice comandante Bolla, Capo di Stato Maggiore Carlino, Commissari Vanni e Paolo).
Le trattative della prima giornata furono caratterizzate dal fatto che tutti i membri del Comando di Divisione erano perfettamente di accordo nel giungere ad un accordo che salvaguardasse gli interessi italiani, sulla base di una reciproca parità di diritti.
Queste trattative, tuttavia, non approdarono a nulla, perché il rappresentante jugoslavo, mentre si dichiarava perfettamente d’accordo sui princìpi ai singoli casi, si trincerava dietro la dichiarazione di non essere autorizzato a decidere.
Pertanto le trattative furono mandate al giorno dopo.
Le trattative della seconda giornata furono caratterizzate dal pieno disaccordo fra i membri del Comando di Divisione della Brigata Osoppo (Bolla e Paolo) che seguivano gli stessi princìpi informativi del giorno prima e i membri del Comando della Divisione delle formazioni Garibaldine (Sasso, Vanni, Carlino) che seguivano dei princìpi informatori completamente diversi, tendenti a porre la 1ª Divisione Garibaldi Osoppo alle dipendenze operative del IX Corpus sloveno, come aveva proposto loro in separata sede il capitano Mateika.
Poiché fra i membri di Comando di Divisione il disaccordo era evidente, le trattative furono nuovamente sospese, con l’intenzione di riprenderle soltanto dopo raggiunto un preventivo accordo nel seno del Comando di Divisione stesso.
Nella stessa sera, il vice comandante della divisione, sostenuto dal Commissario Paolo, dichiarò la sua netta opposizione alla proposta di porre la Divisione alle dipendenze operative del IX Corpus, con questi argomenti:
a) una decisione del genere avrebbe avuto pessima ripercussione sui dipendenti, che avrebbero visto infirmare il carattere di italianità della lotta partigiana, sulle popolazioni che si erano rivolte proprio a noi per chiedere di essere protette contro l’invadenza slovena; sulla Missione alleata, dislocata presso il Comando di Divisione, che avrebbe visto in tale decisione una presa di posizione politica perlomeno azzardata;
b) la dipendenza operativa del IX Corpus avrebbe potuto portare la Divisione a combattere in territorio non italiano e per interessi non italiani;
c) il Comando di Divisione si sarebbe assunto una responsabilità che non gli competeva vero:
– le autorità superiori
– i reparti dipendenti
– i partiti politici del C.L.N
d) il Comando di Divisione avrebbe puntato l’unica arma capace di difendere, nella zona, gli interessi italiani contro lo sciovinismo sloveno, ormai pienamente rivelatosi;
e) la dipendenza operativa del IX Corpus sloveno avrebbe portato come conseguenza che i meriti acquisiti dalla Divisione nella lotta antitedesca e antifascista sarebbero stati considerati più meriti sloveni che meriti italiani;
f) il trattamento usato dalle autorità militari slovene verso la Brigata triestina (disarmo e spogliazione) dimostravano ampiamente quali fossero i sentimenti Jugoslavi verso quelli italiani che pur combattevano contro lo stesso nemico tedesco e fascista.
A tutti questi argomenti la parte garibaldina del Comando di Divisione ne oppose soltanto due:
a) il passaggio alle dipendenze del IX Corpus avrebbe evitato, a suo tempo, il disarmo delle nostre formazioni da parte degli alleati, in quanto questi non avrebbero potuto disarmare formazioni dipendenti da un esercito loro alleato;
b) in caso di eccessiva pressione nemica sulle nostre formazioni, queste avrebbero potuto ripiegare in territorio jugoslavo.
Poiché le parti contrastanti del Comando si irrigidirono sulle loro posizioni, si decise di comune accordo di:

  • sottomettere la questione alla decisione del Comando Militare Triveneto;
  • sospendere le trattative col Comando del IX Corpus, fino all’arrivo fino alla risposta del Comando Militare Triveneto.

Il rastrellamento nemico dei giorni 27-30 settembre, trovò la questione a questo punto, con la lettera per il Comando Triveneto già fatta ma non spedita.
Giunto nei pressi del Collio, il Comando di Divisione, con la 1ª Brigata Osoppo, la parte garibaldina del Comando di Divisione tornò a prospettare la necessità di passare alle dipendenze del IX Corpus dicendo che:

  • ormai la Divisione non avrebbe potuto sussistere senza l’appoggio di questa unità straniera;
  • ormai non sarebbe stato possibile tornare nella vecchia zona, il territorio attualmente occupato era pienamente sotto la giurisdizione slovena.

La parte osovana del Comando di Divisione pur non avendo ormai più dietro di sé l’appoggio di una brigata in piena efficienza ma soltanto pochi elementi superstiti si oppose ancora decisamente, dichiarando che la dipendenza operativa della Divisione al Comando del IX Corpus sloveno avrebbe senz’altro determinato il distacco della 1ªBrigata Osoppo dalla Divisione stessa.
Alle trattative accorse tra il Comando della Divisione e il rappresentante sloveno (un tenente colonnello capo dello S.M. Del IX Corpus) la parte osovana del Comando stesso non assistette perché:

  • Il Capo di Stato Maggiore Carlino la consigliò di astenersi dal partecipare alla riunione;
  • il Commissario Vanni rimproverò il Capo di Stato Maggiore Carlino di aver permesso che intervenisse;
  • il rappresentante sloveno dichiarò: all’inizio delle trattative di voler trattare in un ambiente più ristretto, facendo chiaramente comprendere che voleva evitare la presenza della rappresentanza osovana.
  • Di fronte a queste manifestazioni il vice comandante Bolla e il Commissario Paolo decisero senz’altro di scindere la 1ª Brigata Osoppo dalla 1ª Divisione Garibaldi Osoppo, e di ritornare nell vecchia zona per la ricostituzione della Brigata.

Le trattative tra la 1ª Divisione Garibaldi e il IX Corpus sloveno non hanno ancora avuto, almeno per quanto consta a questo Comando, una sanzione ufficiale, ma è ormai evidente che hanno portato alla sottomissione operativa della 1ª Divisione Garibaldi.
Pertanto, oggi, in questa zona, contro le pretese slave, non resta che questa Brigata, piena di volontà di difendere gli interessi italiani ma senza mezzi adeguati, in quanto è ancora in via di ricostruzione e ancora, se si esclude il denaro, non ha ricevuto alcun aiuto né dalla Missione né dalle formazioni di pianura.
3°. Proposte e considerazioni
La questione slovena è grave e minaccia seriamente gli interessi italiani potendo facilmente determinare:

  • un’invasione temporanea del Friuli da parte degli Sloveni;
  • il passaggio definitivo alla Jugoslavia di terre che sono italiane fin dal 1866, e che pur essendo abitate da popolazioni di lingua slovena, sono italianissime per sentimenti, per tradizioni, per naturale gravitazione di interessi economici.

Non c’è tempo da perdere, è necessario che i responsabili politici:

  • agiscano attraverso la diplomazia per interessare gli alleati sulla questione;
  • agiscano sul fior fiore della popolazione friulana con adeguata azione di propaganda, perché intorno a questa Brigata si radunino gli uomini e i mezzi atti a trasformare la nostra volontà in reale possibilità di difesa;
  • facciano rientrare nell’orbita degli interessi italiani le formazioni garibaldine che sono passate nell’orbita degli interessi slavi, o, quanto meno, ne sconfessino l’italianità, per ben distinguere chi lotta per gli interessi della Patria da chi lotta per gli interessi di un partito.

Il delegato politico (Paolo)
Il Comandante (Bolla)
(IFSML Udine, Porzûs, vol. 4. all. 5)

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